/ Recensione di “WINNING TIME”

Parto subito con una premessa, io sono un super appassionato di Basket NBA… lo seguo fin da quando ero bambino. Tifo Phoenix Suns dal 1993, quindi sono pure uno che soffre praticamente da sempre. Detto questo, ovviamente non potevo perdermi questa serie incentrata sull’ascesa dei Los Angeles Lakers, che dominarono gli anni 80, ma soprattutto crearono un nuovo modo di unire sport e showbiz.

La serie creata da Adam McKay (“Don’t look up”, “Vice”, “La grande scommessa”) e già chi conosce il suo stile sopra le righe sa a cosa sta per andare incontro, ha tantissimi pregi ma a parer mio anche dei difetti, ma di certo la consiglierei a tutti gli amanti della pallacanestro ma anche a chi piacciono semplicemente i biopic.

Un pregio assoluto è la messa in scena generale. Sembra realmente realizzata a fine anni 70. Immagine sgranata e rovinata, acconciature, costumi, scenografie, tutto ricostruito in maniera minuziosa e superba. Poi su tutto il cast corale spicca assolutamente John C. Reilly nel ruolo del proprietario dei Lakers, Jerry Buss. La sua prova è davvero clamorosa e perfetta sotto ogni punto di vista, perché si mostra sempre spavaldo e sicuro di sé davanti agli altri ma in privato le fragilità vengono a galla. Menzione speciale anche alla due volte premio Oscar Sally Field, nella parte della madre di Jerry… sempre bravissima.

Le pecche a mio parere stanno nell’aver esasperato troppo i toni nelle prime puntate, con personaggi sempre sopra le righe, resi quasi delle caricature e il fatto che tutti possano ad un tratto parlare con noi pubblico, sfondando la quarta parete, alla lunga stufa. Avrei preferito che solo Jerry Buss potesse farlo. Decisamente il tono alla distanza è meno esagerato e la serie diventa meno caotica e se vogliamo più seria, che per me è un pregio, ma questa altalena di stili un po’ destabilizza… ma è puro e semplice Adam McKay Style!

Gli attori sono ovviamente tutti bravissimi ma certe scelte mi hanno lasciato alquanto perplesso, infatti vedere Adrien Brody che a 49 anni interpreta Pat Riley quando ne aveva 34 e Jason Clarke che a 52 anni impersona Jerry West che ne aveva 40 mi fa storcere il naso. Va bene che ai tempi tutti dimostravano di più ma sinceramente visivamente non mi sembrano adatti. Poi ci sarà da disquisire se Jerry West (il logo NBA è realizzato sulla sua figura) fosse realmente una testa calda come viene mostrato… ma intanto lui ha deciso di denunciare i creatori della serie! Mentre anche il vero Magic Johnson non ha speso belle parole su come viene dipinto… infatti non ci fa una gran figura fuori dal parquet.

Peccato che di Basket giocato se ne veda soprattutto solo nell’ultima puntata, ma comunque le azioni sono realizzate in maniera spettacolare. Una serie che intriga e crea dibattito, nel bene e nel male, e questo decisamente è un pregio, e per questo dategli un’occhiata su Sky, non ve ne pentirete. P.s: è già stata rinnovata per una seconda stagione!

2 pensieri su “/ Recensione di “WINNING TIME”

  1. Anch’io tifo per i Phoenix Suns. La mia passione per loro è iniziata per puro caso, quando una ragazza che seguo su Instagram (heyitsapriloneil) cominciò a postare un sacco di storie su questa squadra: la presi subito in simpatia, un po’ perché l’entusiasmo di quella ragazza era davvero contagioso, un po’ perché i Phoenix Suns hanno gli stessi colori sociali della mia Fiorentina.
    Il mio legame con questa squadra è diventato ancora più forte dopo l’epilogo beffardo della scorsa stagione: dopo 10 anni in cui i Phoenix Suns non erano mai riusciti neanche a qualificarsi per i playoff erano arrivati addirittura in finale, sembravano avere il titolo in pugno dopo aver vinto le prime 2 partite, invece si sono fatti rimontare dai Milwaukee Bucks e hanno finito per perdere un’occasione unica.
    Quest’anno non è andata molto diversamente: i Phoenix Suns hanno vinto la regular season con un bilancio da record (64 vittorie su 82 partite), ma poi si sono fermati a un passo dalla finale. Anche questo sfiorare sempre la vittoria senza raggiungerla mai è un evidente tratto in comune con la mia Fiorentina: è per questo che davanti a questa catena di sfighe io, anziché dire “Basta, mollo i Suns e passo a tifare i Golden State Warriors”, mi sono legato a questa squadra ancora più di prima.
    Colgo l’occasione per consigliarti questo splendido libro sul basket: https://wwayne.wordpress.com/2022/06/01/ti-amo-ancora-nova/. L’hai già letto?

  2. Ciao. Grazie mille per avermi scritto e per aver espresso il tuo amore per L’Nba e i Suns. Si l’anno scorso è stato talmente inaspettato arrivare in finale che anche se abbiamo perso ero ampiamente soddisfatto, mi ha dato più fastidio quest’anno dove davvero ci credevo eccome. Comunque giustamente le squadre vanno sostenute sempre in ogni momento, nel bene e nel male. Grazie per il link e ci darò un’occhiata al libro.