/ Recensione: PINOCCHIO (2022)

Sono riuscito solo ora a guardare su Disney + il live action sulle avventure del burattino più famoso del mondo, Pinocchio. Quello che ancora non mi capacito dopo la visione è che il regista Robert Zemeckis aveva già una base ben solida a cui attingere e poteva fare una copia pari pari del film animato del 1940 e il risultato finale sarebbe stato non innovativo ma comunque apprezzabile, e invece è venuta fuori una piatta e scialba rivisitazione.

Il film dura appena un’ora e quaranta scarsa e praticamente la mezz’ora iniziale è tutta dedicata alla “nascita” di Pinocchio, al rapporto con Geppetto e all’arrivo della Fata Turchina (che si vede cinque minuti e poi non comparirà più) e quando finalmente Pinocchio è libero di conoscere il mondo, e tutte le sue avversità, si parte a razzo come se fossimo in un videogioco perché in un’ora bisogna condensare il più possibile.

Ogni personaggio che incontra il protagonista sulla sua strada compare per pochissimi minuti e non ha nessun tipo di spessore. Il gatto e la volpe non sono per nulla così viscidi e vengono quasi appena abbozzati prima che si passi in un attimo da Mangiafuoco che a vedersi è semplicemente un alcolizzato e non incute per nulla timore (ho ancora gli incubi per quello del 1940), fino ad incrociare così in un secondo un insipido Lucignolo e finire al Paese dei Balocchi. Ma anche qui dopo aver solamente bevuto birra (guai a farlo fumare come nell’originale!) e non aver neanche accusato la sbronza, si finisce in un lampo all’interno della balen… No! Di un mostro marino.

Tralasciando il finale diverso in cui è Pinocchio che ridà la vita a Geppetto e si rimane con il dubbio se diventerà o meno un bambino vero, e penso che sia anche un passaggio condivisibile per far capire che “diverso” non vuol dire di certo meno amato; non riesco a comprendere come Pinocchio abbia vissuto tutte queste esperienze da spettatore passivo, senza realmente un’anima e alla fine risulta davvero lui il personaggio più insipido fra tutti, ma anche Il Grillo Parlante non ha di certo avuto battute brillanti come ci si aspettava. Alla fine neanche il solito buon Tom Hanks riesce a fare sprigionare delle vere emozioni da questo film, che ora capisco perché sia finito sulla piattaforma televisiva e non al cinema.

P.s: gli easter egg degli orologi a Cucù di Geppetto sono probabilmente la cosa migliore in assoluto del lungometraggio.