Recensione: “Shogun” miniserie (2024) Disney +

Ok, non vorrei sembrare esagerata, ma se non avete ancora visto questa serie dovete DAVVERO recuperarla il prima possibile. Shogun ha una storia pazzesca, piena di intrighi, sotterfugi, opportunismo e violenza, e mi ha fatto tremare il cuore come solo Games of Thrones ai tempi d’oro ha saputo fare. Ma in contrapposizione a questo c’è un lato incredibilmente poetico, fatto di gesti lenti, tradizioni secolari, parole soppesate ed emozioni trattenute.

Nonostante il ridotto numero di episodi e il breve arco narrativo questa serie ci offre uno spaccato fedele e meraviglioso del Giappone feudale del 1600, con costumi, trucco e scenografia da togliere il fiato: uno spettacolo anche solo da vedere con gli occhi. Ho adorato le lunghe parti in lingua giapponese, che non appesantiscono affatto la narrazione e anzi danno un senso di tensione e profondità anche alle scene apparentemente più innocue, dove il non detto è più tagliente di una katana.
Un’altra cosa che ho apprezzato tantissimo è stato come tutti i personaggi abbiano avuto la loro utilità e i loro spazi di crescita: ogni ruolo, ogni scambio di battute, ogni riflessione influenza l’equilibrio del gioco di potere, e nessuno risulta superfluo, non approfondito o dimenticato per strada.


I protagonisti, ovviamente, sono la punta di diamante di un casting davvero eccellente: Yoshii Toranaga (interpretato Hiroyuki Sanada, già volto noto al grande schermo ) è nella sua severa mono espressività un personaggio pieno di sfaccettature e segreti, che sicuramente rimarrà impresso nella memoria per la subdola influenza che ha su tutti gli altri.
Anna Sawai, alias Mariko- Sama, oltre ad essere BELLISSIMA MERAVIGLIOSA E SUBLIMEEEE con tutti i suoi kimono ha un personaggio molto profondo, che ti accompagna alla scoperta della sua comunità e dei suoi lati più oscuri e crudeli, ma con la leggerezza ed eleganza di un fiore che cade dal ramo.

Infine, il pilota navale John Blackthorne (Cosmo Jarvis) è uno dei pochi occidentali di tutta la serie, ma per quanto il suo ruolo sia fondamentale e decisivo (e comunque con un bello sviluppo psicologico) a volte fa un po’ fatica a scollarsi di dosso la faccia inebetita di chi si trova in un posto dove non capisce niente e non conosce nessuno…che ci sta, eh, ma anche meno.
Per ulteriori approfondimenti consiglio caldamente di leggere il libro omonimo di James Clavell, cosa che io ho appena iniziato a fare!

PS la recensione l’ho scritta io perché Gico avrebbe scritto 10 pagine solo su quanto è bella Mariko- Sama, ditemi grazie.

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