
Nello scorso approfondimento abbiamo conosciuto Meorpe Gaunt, che muore in un orfanotrofio babbano poco dopo aver dato alla luce Tom Marvolo Riddle, chiamato così in onore del padre e del nonno. Tom cresce tra quelle mura senza sapere niente sui suoi genitori o sulla sua famiglia magica, senza sapere di essere un mago. Fino al giorno in cui Albus Silente si reca da lui per proporgli di entrare ad Hogwarts, in una scena che, sebbene velocemente, è riportata anche nel film “il principe mezzosangue”.
C’è un motivo per cui voglio dedicare un approfondimento a questo momento specifico: durante la conversazione tra i due, avvenuta in realtà in pochi minuti, ci sono moltissimi indizi sulla persona che Tom, a soli 11 anni, mostra di essere.
«Non le credo» ribatté Riddle. «Vuole farmi visitare, vero? Dica la verità!»
Pronunciò le ultime tre parole con forza impressionante: era un ordine, e sembrava che l’avesse impartito molte volte. I suoi occhi si erano dilatati e lui scrutava truce Silente, che non rispose e continuò a sorridere affabile. Dopo qualche istante Riddle smise di guardarlo, eppure era, se possibile, ancora più sospettoso. […]
«Io non sono pazzo!»
«Lo so che non sei pazzo. Hogwarts non è una scuola per pazzi. È una scuola di magia».
«Magia?» ripeté in un sussurro.
«Esatto» confermò Silente.
«È… è magia, quella che so fare?»
«Che cos’è che sai fare?»
«Di tutto» esalò Riddle. Un rossore eccitato gli salì dal collo alle guance incavate; sembrava febbricitante. «Muovo le cose senza toccarle. Faccio fare agli animali quello che voglio senza addestrarli. Faccio capitare cose brutte a chi mi dà fastidio. So ferirli, se voglio».