Recensione: TOP GUN: Maverick

Ammetto che mai avrei immaginato di dirlo ma questo sequel del film cult del 1986… funziona eccome! La mia paura era quella di un lungo effetto nostalgia e basta, senza storia e solo pieno di cliché ma l’aver attinto dall’opera di Tony Scott, non snaturando la trama ma solo arricchendo la storia di Pete “Maverick” Mitchell, è stata la mossa vincente.

È come se il film del 1986 fosse stato portato ai giorni nostri, rendendolo però appetibile per il pubblico originale ma anche per quello moderno. Infatti era difficile gestire il peso dell’opera che ha consacrato Cruise nel 1986 ma si è trovato davvero un giusto equilibrio e lui alla soglia dei 60 anni sa ancora credere nei progetti giusti che esaltano le sue qualità di uomo action che non disdegna anche l’impatto emotivo.

Emotività che raggiunge vette incalcolabili con la piccola parte di Val Kilmer nei panni di Iceman. Era giusto e doveroso che facesse parte del film dopo tutti i suoi problemi di salute e il suo momento è stato qualcosa di unico all’interno della pellicola.

Ovviamente però non si può non parlare delle clamorose scene di volo proposte in questo film. Infatti sembra di essere li con loro da quanto sono realistiche… perché in fondo lo sono. Gli attori erano realmente sugli aerei, ovviamente pilotati da piloti professionisti, ma l’essere sballottati a destra e sinistra e le loro emozioni erano autentiche e questo traspare in ogni scena. Per prepararsi a questo l’addestramento degli attori è stato estenuante per reggere queste scene ma ne è valsa assolutamente la pena.

Top Gun: Maverick ha dimostrato che è possibile realizzare un sequel anche a distanza di anni senza cadere nel ridicolo e senza snaturare la sua essenza… e il miliardo di dollari di incasso attuale fa intendere che anche il pubblico lo ha capito.

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