
L’unica cosa certa… è che non ci sono certezze!
Così si potrebbe riassumere questa splendida miniserie True Crime di 8 puntate uscita su Sky, con un cast clamoroso (Colin Firth, Toni Collette, Juliette Binoche, Michael Stuhlbarg…) che racconta la vera storia accaduta nel 2001, quando lo scrittore Michael Peterson chiamò il 911 perchè aveva appena trovato sua moglie Kathleen insanguinata in fondo alle loro scale, prima di esalare l’ultimo respiro.
Da quel momento la vita di Michael cambiò in tutti i sensi, perché per lui fu un incidente e sicuramente Kathleen era inciampata su un gradino e caduta battendo la testa, mentre dopo le indagini della polizia venne accusato di omicidio e da lì partì un processo a suo carico.

Da qui in avanti leggano solo quelli che hanno visto la serie o ne vogliono sapere di più…
Durante il periodo del processo una troupe guidata dal documentarista francese Jean-Xavier de Lestrade, premio Oscar per il documentario “Murder on a Sunday Morning” nel 2002, decise che questo caso era perfetto per mostrare al mondo il sistema giudiziario americano e tutte le sue criticità, così con il benestare di Peterson lo seguirono passo passo e la cosa interessante è che tutto questo è inserito nella serie ed a mio parere è un plus per dare una svolta diversa alla narrazione.

Ho adorato che continuamente i diversi piani temporali si fondano fra loro, mostrandoci la sera della morte, i giorni precedenti, i mesi seguenti, per poi avvicinarsi sempre di più ai giorni nostri e mostrandoci ogni volta (in maniera magistrale e straziante in alcuni casi) la possibile morte di Kathleen, si perché in fondo non lo sapremo mai con certezza.
Ognuno potrà sempre farsi un’idea diversa di quella notte perché Michael Peterson ha sempre detto che fu un incidente e lo ribadisce ogni giorno ancora oggi ma come scopriamo man mano, Michael ha mentito su tantissime cose del suo passato e per questo la serie è ancora più intrigante e ci conquista con un impianto teatrale. Si perché non sono le azioni a farne da padrone ma le interpretazioni di ogni singolo personaggio, su cui spicca su tutti a parer mio Toni Collette!

Tutta la storia ruota attorno alla morte del suo personaggio e questo la rende il fulcro della trama e tutti i flashback in cui la Collette compare ci mostrano la sua straordinaria bravura, perché in ogni ruolo e in ogni genere lei è superlativa.
Ovviamente Colin Firth è il protagonista ed è come sempre bravissimo nel dare mille sfumature ad un personaggio così particolare ed ambiguo e al suo fianco anche una Juliette Binoche nell’insolita veste della montatrice del documentario prima, dell’innamorata di Michael poi… fino a scontrarsi con una realtà che non riusciva a vedere con chiarezza.

Al vero Michael Peterson non è andato giù che il regista del documentario abbia acconsentito alla serie senza interpellarlo minimamente e come sono stati caratterizzati i suoi figli, secondo lui non rendendo loro giustizia ma ammettiamolo per la miniserie anche tutte le sottotrame che legano tutti i membri della famiglia Peterson sono decisamente un plus che ti porta inesorabilmente ad appassionarti ancora di più fino alla fine… che ci lascerà sempre con un amletico dubbio.