/ Wil Wheaton e le tremende pressioni psicologiche dei suoi genitori

“Più o meno nel 1989 mia madre mi ha costretto ad avere un fan club che non volevo.
Non ho niente contro chi c’era dentro, perché per loro era motivo di gioia, ma non è mai stata una cosa con cui mi sia sentito a mio agio.
Mi sembrava la massima espressione dell’ambizione di mia madre, che usava me per ottenere l’attenzione che desiderava.
Gestiva il fan club, ha scritto con tonnellate di persone in mia vece senza mai consultarmi a riguardo.


Voglio credere che le sue intenzioni fossero buone, anche se a me non sembrava così, soprattutto quando mi sono opposto ripetutamente all’intera faccenda.
Non mi è mai piaciuta l’idea di “avere dei fan”, non mi piaceva l’idea che queste persone che apprezzavano il mio lavoro in qualche modo mi appartenessero, o potessero essere trattate come moneta.
Ho sempre avuto la sensazione che mia madre non condividesse le mie opinioni sull’intera faccenda.”

“Questa foto veniva inviata alle persone che si iscrivevano al fan club. Cattura perfettamente ciò che ero allora: timido, imbarazzato, fan di Batman e profondamente, profondamente, triste.
La tristezza in quegli occhi mi spezza ancora oggi il cuore.
Questo ragazzo, che ha appena sedici anni, è stato trattato con un tale disprezzo dall’uomo che si definisce suo padre e, invece di una madre, ha avuto una manager il cui unico scopo era gestire il fan club che non ha mai voluto o chiesto.

È così triste, e cerca con tutte le sue forze di farsi apprezzare e di far valere le sue condizioni, ma i suoi genitori non ci sono mai per lui nel modo in cui lui ha bisogno che ci siano.
Non ci saranno mai, ed è forse per questo che si identifica con Batman.
Forse non sarà un crociato mascherato che combatte per la giustizia, ma diventerà una persona gentile che si preoccupa profondamente degli altri.
Come Batman, dedicherà la sua vita a salvare le altre persone, perché quello che vuole davvero e di cui ha bisogno è salvare se stesso.”

Will scrisse questo post su Instagram nel 2020.

Wesley Crusher

“Non volevo fare l’attore quando ero bambino. I miei genitori mi costrinsero a farlo. Mia madre mi costrinse a farlo. Mia madre mi fece entrare nella sua agenzia e mi mandò a dire all’agente che si occupava di tutti i bambini: voglio fare quello che fa mia madre. E grazie a una combinazione di incredibile abuso emotivo da parte di mio padre e grande manipolazione e strumentalizzazione da parte di mia madre, riuscii a esprimere ciò che vedete nel film”.

Stand by Me

“Ho sempre voluto fare lo scrittore, quindi sono Gordie. Ho realizzato di essere Gordie solo verso i quarant’anni, perché ero diventato Gordie

Intervista del 2021