
Ho finito la serie “Dahmer” (Netflix – 2022) ispirata al vero serial killer cannibale Jeffrey Dahmer che fra il 1979 e il 1991 uccise diciassette ragazzi, arrivando anche a cibarsi di loro. Una storia terribile resa secondo me nel modo migliore, perché non si è voluto spettacolarizzare il tutto, in un epoca in cui c’è un’attrazione morbosa verso le tragedie, ma piano piano si è entrati nella vita privata di Jeffrey, mostrandoci la sua personalità e come la sua famiglia abbia influito su quello che era diventato… o probabilmente sempre stato.

In un’epoca in cui tutto va a mille all’ora è possibile che molti abbiano rinunciato alla visione della serie dopo aver visto la prima puntata, perché qui il tutto ha un ritmo lento e compassato, proprio come il protagonista, per questo io invece trovo che il taglio dato a questa serie sia perfetto, perché rispecchia appieno la personalità di Dahmer e ho adorato i colori soffusi e cupi che impregnano ogni fotogramma. L’atmosfera così claustrofobica è una vera e propria protagonista e alla fine di ogni puntata ci togliamo quasi un peso di dosso all’arrivo dei titoli di coda.

Per me una vera e propria mossa vincente è l’aver dato ampio spazio anche ai genitori di Jeffrey, mostrando il loro punto di vista, e anche come passino dal darsi le colpe a vincenda ad autoaccusarsi di quello che è diventato il loro figlio, non pensando che il “male” poteva già essere dentro di lui e che prima o poi si sarebbe mostrato comunque. Infine anche il ruolo della vicina di casa che sembra inizialmente uno dei tanti diventa una chiave fondamentale per comprendere il tutto al meglio e soprattutto mostrandoci attraverso la sua caparbietà come la polizia abbia trascurato le sue grida d’aiuto in quegli anni… e chissà quanti ragazzi potevano essere salvati se solo le avessero creduto.

Ovviamente una storia del genere aveva bisogno di un attore protagonista straordinario ed Evan Peters è stato ampiamente degno di rappresentare Dahmer. Riesce a donare un’infinità di sfumature al personaggio e anche quando non fa nulla riesce a tenerti incollato allo schermo, perché sai che in un momento potrebbe cambiare tutto… davvero una prova di prim’ordine per questo attore già abituato a tanti ruoli ambigui e particolari. Infine posso dire che la puntata che più mi ha colpito è la sesta, la storia del ragazzo sordomuto, vero protagonista della puntata, mi ha coinvolto così tanto che alla fine ero spezzato in due da come è andata a finire…