
Dopo settimane di forsennata campagna pubblicitaria e mediatica, dopo aver visto Margot Robbie e Ryan Gosling sfilare nei loro outfit pastellosi e scintillanti sui red carpet di tutto il mondo, dopo la campagna di merchandising e distribuzione più totalizzante mai vista da anni, io e Gico siamo arrivati al cinema a vedere BARBIE carichissimi di aspettative. Per uscirne delusi e con l’amaro in bocca.

La prima parte in realtà è fantastica: seguendo Barbie Stereotipo nella sua giornata perfetta conosciamo la straordinaria Barbieland (veramente sublime nella sua realizzazione scenografica) e tutte le altre Barbie e Ken che la abitano. Scopriamo quindi una società funzionale e organizzata, ispirata a quella americana degli anni ’50 (anni in cui la Mattel ha creato la prima iconica bambola) ma a parti invertite: ogni Barbie ha un suo preciso ruolo da svolgere ed è libera di esprimere il suo talento, mentre Ken ha come unico scopo fiancheggiare la sua Lei ed essere il suo affascinante accessorio. L’accuratezza con cui sono stati realizzati lo scenario e i vari personaggi/bambola e davvero impressionante, e le dinamiche tra di loro sono chiare e definite.
Non mi è sembrato molto credibile il passaggio alla seconda parte del film, in cui Barbie e Ken scoprono il mondo reale e ne rimangono sconvolti, e in generale l’ho trovata più ridicola che divertente.

Il ritorno a Barbieland è invece carico di significato e di drammaticità, con dinamiche sociali e dialoghi molto interessanti in cui la regista ha dato il meglio di sé. Il tutto però crolla sul finale, dove la troppa carne messa sul fuoco deve essere sostenuta da una serie di spiegoni ripetitivi che tolgono spontaneità ai personaggi.

Margot Robbie incarna al 100% la perfezione e la bellezza di Barbie Stereotipo, amata e venerata da tutti ma con le stesse insicurezze e fragilità di ogni donna.
Ma a mio parere la vera star del film è Ryan Gosling, la sua interpretazione è strepitosa e il suo Ken è il personaggio con l’evoluzione psicologica migliore e con le dinamiche più interessanti e divertenti.

Quello che mi ha deluso è che questo film aveva tutte le carte in regola per essere profondo, rivoluzionario e femminista, invece è un'(auto)ironica ode al capitalismo, in cui anche di fronte al confronto vince la prevaricazione senza condivisione.

In generale credo che il film meritasse un finale migliore, più chiaro, con un diverso impatto sociale e con un maggiore senso di positiva speranza… perché se neanche a Barbieland puoi “essere tutto ciò che desideri” allora non so proprio a cosa dovremmo aspirare.